Stati UnitiLa guerra di Fauci – Intervista al più famoso epidemiologo del mondo
Anthony Fauci

La guerra di Fauci – Intervista al più famoso epidemiologo del mondo

Anthony Fauci, direttore NIAID

Sono in una fascia d’età che con tutta probabilità avrà un’alta priorità. Quando arriverà il mio turno, glielo garantisco, mi farò vaccinare. E consiglierò ai miei parenti di farsi vaccinare quando sarà il loro turno. 

Anthony Fauci, 79 anni, una vita passata a combattere uno dei nemici più piccoli e insidiosi dell’uomo: i virus. Da 26 anni dirige l’Istituto Nazionale sulle malattie Infettive. E il più famoso epidemiologo statunitense, ma nelle sue vene scorre sangue italiano. I nonni paterni erano di Sciacca, in provincia di Agrigento, la nonna materna di Napoli. Il mese scorso, la NIAF, la Fondazione nazionale italo-americana, gli ha conferito il prestigioso premio Leonardo da Vinci 2020.

Negli ultimi tempi, ci sono stati importanti annunci sul fronte dei vaccini. Ma una parte dell’opinione pubblica è scettica. Teme che la velocità con cui sono stati sviluppati possa comprometterne la sicurezza. Che rassicurazioni può dare a chi ha dubbi

Anthony Fauci, direttore NIAID

E’ una preoccupazione comprensibile. Ma, la gente deve capire che la velocità è il riflesso di avanzamenti scientifici molto importanti. Non c’è più bisogno di tanto tempo per isolare il virus, purificarlo, replicarlo, disattivarlo o attenuarlo. Ora si usa un approccio molecolare che consente di fare in giorni o settimane cose che prima richiedevano mesi o anni, senza mettere minare la sicurezza del vaccino e la completezza della ricerca scientifica. Inoltre, la decisione finale è demandata ad una agenzia indipendente di scienziati, statistici, epidemiologi, esperti di codici etici: il governo, le società private non hanno voce in capitolo. E’ un processo decisionale indipendente e trasparente. 

Facciamo una previsione. Quando usciremo da questo incubo?

Anthony Fauci, direttore NIAID

Spero che i Paese ricchi facciano investimenti per assicurare che anche i meno abbienti abbiano un equo accesso al vaccino. La pandemia coinvolge tutti e l’unico modo per uscirne e sopprimere il virus ovunque. Se ci saranno sufficienti dosi di vaccino, alla fine del 2021 avremo una diminuzione sensibile delle infezioni. La pandemia non sarà più una minaccia seria. Ma per sopprimere completamente la pandemia ci vorranno un paio d’anni, il tempo necessario per vaccinare tutti.

Lei ha sollecitato una strategia unificata. Non è stato così. E il virus ora corre negli Stati Uniti e in Europa.  In cosa abbiamo sbagliato?

Anthony Fauci, direttore NIAID

Gli Stati Uniti sono un grande Paese: i 50 Stati e diversi territori hanno un considerevole grado di autonomia. Abbiamo lasciato a loro molte decisioni. Ma quando c’è una malattia infettiva che coinvolge l‘intero Paese sarebbe meglio prendere le stesse misure ovunque.

Crede che la stessa cosa accada in Italia?

Anthony Fauci, direttore NIAID

Ci sono similitudini e differenze tra Stati Uniti e Italia. Anche voi avete diverse regioni, la Lombardia, la Sicilia, il Piemonte, la Liguria. In linea generale, andrebbero stabiliti principi fondamentali, un minimo comune denominatore valido in tutto il territorio nazionale.

Negli Stati Uniti io ripeto che sarebbe necessario imporre ovunque l’uso della mascherina, osservare le distanze fisiche, evitare gli assembramenti, specie nei luoghi chiusi, lavarsi le mani il più frequentemente possibile. Purtroppo, ci sono parti del mio Paese dove la gente non crede neppure che il virus sia un problema. Viene definito una fake news, una bufala. E questo è increscioso. Se non lo si riconosce come tale, il problema non si può risolvere. Per questo la situazione qui è a macchia di leopardo. In alcuni posti, le cose vanno bene, in altri vanno male.

Lei fa parte della task force della Casa Bianca. Ha lavorato col Presidente Trump dall’inizio della crisi.   Perché non indossa quasi mai la mascherina, al contrario degli altri leader del mondo?

Anthony Fauci, direttore NIAID

Purtroppo, negli Stati Uniti indossare la mascherina è diventata più una dichiarazione politica che una misure di prevenzione. E qui cominciano i problemi. La salvaguardia della salute pubblica non appartiene ad   un partito politico, ad una ideologia: è un bene comune. andrebbero politicizzata, è un bene comune. 

Che suggerimenti darebbe al presidente eletto, Joe Biden?

Anthony Fauci, direttore NIAID

Non consiglio un nuovo lock down, la gente è affaticata. La chiamiamo fatica da covid.  Un nuovo lockdown produrrebbe effetti devastanti sull’economia. Oltre alle misure di prevenzione – mascherine, distanze – che dovrebbero essere adottate in tutto il Paese, vanno limitate tutte le attività che chiaramente contribuiscono alla diffusione del virus, Vanno chiusi i pub e i bar, o limitato il loro orario di apertura. Deve essere limitato il numero di tavoli all’interno dei ristoranti. Bisogno interrompere completamente la trasmissione del virus in questi luoghi.

Cosa non sappiamo ancora del nuovo coronavirus?

Anthony Fauci, direttore NIAID

Ancora non conosciamo gli effetti a lungo termine sulla salute di chi è guarito dall’infezione. E non sappiamo perché il virus in alcuni non provoca sintomi, in altri sintomi lievi, e in altri ancora, specie i più anziani, effetti devastanti.

Come evitare che il vaccino diventi un ennesimo fattore di divisione tra Paesi ricchi che se lo possono permettere  e Paesi poveri che rischiano dio non averlo?

Anthony Fauci, direttore NIAID

Dovrebbe esserci un accordo per la distribuzione del vaccino in tutto il mondo. E’ ovvio che ogni Paese deve pensare innanzitutto ai propri cittadini. Ma i leader hanno la responsabilità morale di evitare che alcuni paesi soffrano in modo smisurato solo perché sono poveri. Nel 2003, col presidente Bush abbiamo creato un piano di emergenza sull’AIDS. Gli Stati Uniti hanno investito miliardi di dollari per la prevenzione e la cura della malattia nel Paesi in via di sviluppo. Io spero che i Paesi più ricchi, inclusi gli Stati Uniti, facciano lo stesso per il vaccino per il COVID-19. 

 

Claudio Pagliara, giornalista e autore, racconto gli Stati Uniti al pubblico della RAII. Ho scritto “La tempesta perfetta. USA e Cina sull’orlo della terza guerra mondiale”, Edizioni Piemme

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