Politica, Terrorismo
12 Ottobre 2011

Gilad Shalit torna a casa


Cinque anni, millenovecentotrentaquattro  giorni,  e ancora poche , lunghissime ore…. Gilad Shalit torna a casa. In cambio del soldato, Israele liberera’ oltre mille detenuti palestinesi, molti dei quali condannati per terrorismo.

Cari amici, vi propongo le emblematiche immagini di una notte straordinaria Sono state scattate a  Gerusalemme,  nella tenda di mamma e papa’ Shalit:  il loro sorriso non necessita  commento. A stringersi gioiosamente attorno a loro, centinaia di persone. Israele  ha rispettato l’impegno preso con i suoi soldati: riportarli a casa.  Anche Gaza festeggia: decine di migliaia di persone sono scese in piazza. Tra loro, i militanti del braccio armato di Hamas.


Commenti

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2 risposte a “Gilad Shalit torna a casa”

  1. Paolo ha detto:

    Claudio anzitutto grazie per avermi confermato fra i tuoi amici su FB la cosa mi onora non poco. Grazie per ciò che fai, sono sicuro che l’arma per districare i conflitti è SEMPRE l’informazione e questo tu lo sai da anni…Ma al di là dei complimenti personali dimmi…Era davvero necessario in questo momento coinvolgere anche indirettamente quel boia che è ASSAD nei negoziati? Perchè se la Siria si è presa i deportati di HAMAS è chiaro che è stata coinvolta…Gira la domanda al signor Primo Ministro se puoi…
    e comunque
    Shalom e Mazel’ Tov per gli Shalit

    Paolo

  2. Mara Marantonio ha detto:

    Caro Claudio, l’opinione di chi risiede a tre ore e passa di aereo da Israele ha un sapore, per così dire, teorico. Forse, dico forse, se fossi un’israeliana, sarei stata in quel 20% che era per il no -e questo non certo per risentimento verso gli Shalit, anzi: non comprendo l’astio di alcuni verso a Papà Noam che si attacca a tutto per salvare il proprio figlio-. Ho seguito, pur dai giornali, la c.d. Seconda Intifada e conosco tante storie, a Te note assai più che a me. Ma davvero non so…certo che se Olmert avesse continuato la guerra del 2008/2009, il problema non si porrebbe. Quel che è certo comunque è che la vicenda Shalit ha messo in luce, come scrive anche un’altra mamma, quella di Udi Goldwasser, l’abissale distanza, anzitutto morale, tra Israele e i suoi nemici; tra i nemici nessuno si sarebbe mosso per salvare un figlio: basta poi guardare i loro funerali e quelli degl’israeliani per vedere quanto sono diversi nel cuore. L’innocente Gilad -provatissimo, ma che fa il saluto militare prima dell’abbraccio al Premier, commovente, a dir poco- vale ancor di più di 1000 di loro. Ma le nostre anime belle capiranno mai questo? Forse qualcuno a Gaza, come scrive ancora la mamma di Udi, ha capito e non è fiero dei propri leaders.