Attentati e contro attentati terroristici in Libano, come conseguenza della guerra civile nella vicina Siria. Imprenditori in fuga, turismo azzerato, niente vita notturna. E come sempre, le sorti del Paese si decidono nelle capitali delle potenze regionali.
Archivio 'Siria'
Il Natale di Boris, Tv7 del 20 dicembre 2013
Ad alleviare le sofferenze dei bambini di Arsaal, il villaggio libanese con la più alta concentrazione di profughi siriani, c’è un operatore umanitario che durante la sua infanzia ha vissuto lo stesso trauma: . Boris Vitlacis, di Terre des Homme, ex profugo bosniaco: “Anch’io come questi bimbi collezionavo proiettili…”
“Ballando sul Titanic” – TV7 del 24 maggio 2013
Un viaggio nel Libano che scivola inesorabilmente nella guerra civile, dopo che Hezbollah ha deciso di combattere in Siria a fianco delle truppe di Bashar el-Assad.
REPORTAGE dal Libano: Tv7, stasera, ore 23: “Ballando sul Titanic”
“Ballando sul Titanic”. Stasera, su Rai Uno, a TV7 (ore 23 circa), mio reportage dal Libano che rischia di essere risucchiato dal vortice siriano, dopo che Hezbollah ha inviato migliaia di miliziati a combattere a fianco di Bashar el-Assad. Vi porterò a Tripoli, dove la guerra civile è già una realtà; a Sidone, dove uno sceicco jihadista ha costruito il suo piccolo esercito per aiutare i fratelli sunniti di Qussair; al confine on Israele, dove l’Unifil a guida italiana ha rafforzato la vigilanza; a Beirut inondata dai profughi. Soprendente ma non troppo, i locali notturni sono pieni: i giovani della Beirut bene abituati a ballare sul Titanic
Siria, le voci dal confine
Ho visto una interminabile fila di vestitini stesi sui fili, e tanti bambini giocare dietro le recizioni di plastica blu, che le autorità turche hanno issato per proteggere la privacy dei profughi siriani che sono sfuggiti alla macchina repressiva del regime di Bashar Assad. Da ieri, mi muvo lungo il confine tra la Turchia e la Siria. Diecimala siriani hanno trovato riparo in Turchia, altrettanti sono accampati lungo il confine, ma in territorio siriano. Non è facile raccogliere le loro testimonianze. Le autorità turche proibiscono ogni contatto esterno.
Giocando al gatto e topo con la polizia turca, però, ci sono riuscito. Tre bellissime bambine hanno fatto capolino da dietro la fascia blu. E’ stata una gioia vederle. Mi hanno detto che hanno parenti ancora in Siria. Non volevano parlare con i giornalisti. Dietro il volto disteso, c’è la paura inculcata da uno dei regimi arabi più repressivi. La polizia torca è arrivata quasi subito, mettendo fine alla conversazione. Ma non mi sono dato per vinto. Ho attraversato un torrente, e mi sono avvicinato al campo da dietro. Ho sentito voci da dietro la fascia di plastica. L’ho abbassata. Alcuni giovani erano a pochi metri, sdraiati sull’erba, all’ombra di un albero. Uno di essi, Ahmed, venti anni, ha accettato di buon grado di parlare. Proviene da Jis el Shoughoul, la città teatro la scorsa settimana di una campagna da parte delle truppe di Bashar Assad, dopo essere sfuggita brevemente al controllo centrale. Mi ha descritto la brutalità delle forze di sicurezza, che non esitano a sparare su manifestazioni pacifiche. Lui ha perso un fratello e un cugino. Mi ha detto anche che alcuni agenti hanno stuprato donne sul ponte della città. Mi ha confermato che la settimana scorsa c’è stato un episodio di insubordinazione, alcuni ufficiali hanno disobbedito agli ordini di sparare sulla popolazione, un conflitto a fuoco è scoppiato tra . militari lealisti e disertori.
Racconti analoghi deve averli raccolti anche Angelina Jolie, che oggi ha speso due ore e mezzo tra i profughi siriani. Le televisioni di tutto il mondo sono accorse per la star di Hollywood, che da anni è ambasciatrice di buona volontà dell’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu. L’abbiamo potuta intravvedere, ma da lontano. Anche in questo caso, le autorità turche non hanno consentito l’accesso della stampa al campo. La Jolie ha contribuito ad accendere i riflettori sulla tragedia in atto in Siria. C’è da sperare che smuova anche le coscienze a Palazzo di Vetro. Tre mesi di brutale repressione, 1.400 morti, oltre dieci mila persone arrestate non hanno prodotto neppure una risoluzione di generica condanna da parte del Consiglio di Sicurezza. La minaccia di veto da parte di Russia e Cina è riuscita finora a fermare l’iniziativa europea. Vergogna!