Tra le torri del Rockefeller Center, anche Atlante indossa la mascherina.
E’ il Natale più difficile per New York, in primavera epicentro mondiale della pandemia. L’anno si chiude con una disoccupazione record del 13 %, il doppio della media nazionale. Eppure la Grande mela non rinuncia al quella che è da sempre la sua vocazione: far sognare. E per rispettare le regole che il covid impone, come è nei suoi cromosomi, si reinventa.
Le vetrine natalizie, tradizione che ha resistito a qualunque tragedia, compreso l’11 settembre, brillano più che mai. Quelle di Bergdorf Goodman sono un gioco di riflettori e specchi. Da vicino abbagliano. Sono studiate per essere ammirate da lontano, in sicurezza.
Un viaggio nel Libano che scivola inesorabilmente nella guerra civile, dopo che Hezbollah ha deciso di combattere in Siria a fianco delle truppe di Bashar el-Assad.
Gerusalemme. La Terra della Bibbia conferma tutto il suo fascino. Nell’arco di pochi giorni, sono stato testimone di due celebrazioni religiose che affondano le loro radici nei testi sacri.
La prima cerimonia si ‘ tenuta venerdì scorso, sulle pendici del Monte Grizim, vicino a Nablus. I Samaritani hanno celebrato la loro Pasqua, in memoria della liberazione degli Israeliti dall’Egitto, sacrificando 30 agnelli al Signore. Quello dei Samaritani e’ l’unico Popolo del Libro che mantiene il sacrificio animale così’ come descritto nell’Antico Testamento. I Samaritani, 1700 anime , si ritengono i discendenti del Regno israelita del Nord , che ai tempi di Davide e Salomone entro’ in conflitto col Regno di Giuda. Secondo la loro narrativa, Salomone, un giudeo, costrui’ il tempio a Gerusalemme per consolidare la sua supremazia. I Samaritani ritengono che il luogo più’ santo non sia Gerusalemme ma il loro Monte Grizim.
La seconda cerimonia religiosa si e’ tenuta ieri a Monte Meron, dove si trova la tomba del rabbino Shimon Bar Yochai. Qui convergono ogni anno 500 mila ultra-ortodossi provenienti non solo da Israele ma da tutto il mondo, in occasione della festivita’ ebraica di Lag ba’Omer. Si ricorda un episodio descritto nel Talmud, risalente all’epoca dell’esilio babilonese: 24 mila studenti della Yeshiva del rabbino Akiva morirono di peste, una punizione divina per non aver mostrato sufficiente rispetto gli uni verso gli altri. Si slavarono solo 4 studenti, tra essi, il futruro rabbino Yochai, considerato il più’ grande studiosi della Kabbalah, la mistica ebraica. Per ricordare la fine della peste, si accedono grandi falò in tutto Israele: e’ la festa piu’ amata dai bambini
Amman. Re Abdallah II di Giordania e’ uno strenuo difensore dei diritti della minoranza cristiana nel suo Paese. In 10 anni di Regno, ha promosso con discorsi e iniziative la coesistenza. E’ una positiva eccezione in Medio Oriente , dove i cristiani, dal Libano all’Iraq, dall’Egitto alla Siria, sono uccisi, perseguitati, costretti alla fuga. Tra i personaggi piu’ interessanti che ho incontrato durante la mia recente rtasferta ad Amman c’e padre Nabil Addad, un reverendo Melchita, da 20 anni costruttore di ponti. Il suo Centro di ricerche sulla coesistenza promuove il dialogo a tutti i livelli: leader religiosi, molto influenti nelle loro comunita’, le donne, che possono svolgere un ruolo fondamentale contro l’integralismo, i giovani, ovvero la futura classe dirigente.
Nella parrocchia di padre Nabil, ho conosciuto Marwan al-Husayni, un musulmano moderato, che ha scritto sul Jordan Times un coraggioso articolo di critica della recente fatwa del gran muftì dell’Arabia Saudita, Abdulaziz Al Shaikh, che invoca la distruzione delle chiese nel suo Paese. Lo sottopongo alla lettura dei miei amici perche’ lo ritengo molto istruttivo. Questo il link.
Ricorre oggi l’anniversario dell’assassinio di Vittorio Arrigoni. La rete – e non solo – e’ inondata di ritratti agiografici del “coraggioso eroe della causa popolo palestinese di Gaza”, “dell’indomabile fustigatore di Israele”. Quasi fosse un dettaglio insignificante, si accenna di sfuggita, e non sempre, che ad assassinare Vik sono stati salafiti, ovvero integralisti islamici, palestinesi come quelli che era andato a difendere. Traspare un certo fastidio nel dover parlare di questo neo ad una storia altrimenti perfetta. La causa di beatificazione aveva bisogno di un miracolo, che non c’e’ stato: una pallottola sionista.
Mai come in questo caso vale l’adagio “non c’e’ peggior sordo di chi non vuol sentire”. Il barbaro modo con cui i salafiti hanno ucciso Vik – rapito, picchiato a sangue, videoripreso e strangolato con il fil di ferro nell’arco di poche ore – avrebbe dovuto istillare il dubbio a quanti ritengono che sia Israele il male assoluto. Così come la lentezza della giustizia a Gaza. Il processo ai 4 imputati – tutti rei confessi -, e’ una farsa. Sta annegando nella palude di una corte militare islamica che non mostra alcun desiderio di far luce su una vicenda scomoda. Del resto perche’ stupirsi? I giudici, hanno le stesse barbe lunghe degli assassini e due degli imputati erano sul libro paga di Hamas.
Vittorio Arrigoni, combattente di una battaglia sbagliata, non poteva immaginare che Hamas, la cui bandiera aveva impugnato, si sarebbe mostrata tanto irriconoscente. I suoi compagni di viaggio lo stanno toccando con mano. Il fatto che non lo denuncino mostra solo la forza del loro pregiudizio.
Cari amici, vi invito a vedere e condividere il mio nuovo documentario su “I luoghi dello spirito”: Negev, Monte delle Beatitudini, Ashram Desert, Monte Grizim, Monte Meron. Israele possiede luoghi di intensa spiritualità e ancora miracolosamente incontaminati.
Cari amici, non perdetevi il mio dosser.” – Sabato 7 gennaio, alle 2330, su Rai Due
A “TG2 DOSSIER” I LUOGHI DELLO SPIRITO, ISRAELE =
Roma, 6 gen. – (Adnkronos) – Un viaggio in Israele, crocevia di religioni diverse, luogo impregnato di spiritualita’, attraverso paesaggi di assoluta, intatta bellezza e’ cio’ che propone Tg2 Dossier in onda domani alle 23.35 su Rai2. Il deserto del Negev citato innumerevoli volte nell’Antico testamento, piu’ volte attraversato dai figli di Israele, oggi scelto come meta di viaggiatori che ripercorrono i sentieri della Bibbia. Il monte delle Beatitudini , tappa del sentiero dei Vangeli, aperto da poco. Nel luogo dove Gesu’ pronuncio’ il suo rivoluzionario sermone sorge, in armonia con l’ambiente, la Domus Galilaeae, concepita dal Cammino neocatecumenale come ponte tra cristianesimo ed ebraismo. L’Ashram Desert dove si svolge il Festival Zorba che attira ogni anno decine di migliaia di giovani della generazione new age e dove vive da anni stabilmente una comunita’ che si ispira al misticismo indiano. Il monte Grizim, sacro ai Samaritani, antichissimo popolo biblico, oggi ridotto ad appena 750 anime. Fu qui che, secondo la tradizione samaritana Abramo fu sul punto di sacrificare suo figlio Isacco e qui ancora oggi, nel giorno della Pasqua ebraica, si pratica il sacrificio animale. Il monte Meron, nell’alta Galilea, con la tomba del rabbino Shimon Bar Yochai, autore dello Zohar, l’opera piu’ importante della Kabala, il misticismo ebraico. Poco lontano da questo luogo di pellegrinaggio perenne, sorge Tzfat, il centro di irradiazione della Kabala accessibile a ebrei e non.
Questa sera ho partecipato all’ Iftar, la cena che rompe il digiuno nel mese di Ramadan, a Rahat, citta’ beduina nel Negev. L’invito mi era stato rivolto dall’Avraham Fund, una istituzione che promuove la coesistenza tra arabi e israeliani. Alla cena hanno partecipato autorita’ religiose e politiche locali: musulmani, ebrei e cristiani. I due co-direttori, Ammon Be’eri Sulitzearu e Mohammad Darawshe mi hanno spiegato che l’iniziativa intende inviare un messaggio al governo: Israele e’ una societa’ multiculturale e multi religiosa e necessita di politiche conseguenti. Alle 19.40 in punto, il muezzin ha intonato la preghiera che segna la fine del digiuno. Un nutrito gruppo di beduini, incapaci di resistere alla tentazione della tavola imbandita di tutto punto, gia’ da qualche minuto avevano intinto la pita nell’humus. Non e’ cosa che accade spesso vedere uomini con il dishdasha, l’abito tradizionale bianco e poliziotti con la kippa mangiare gomito a gomito. Alcune scene le ho catturate con la camera dell’Iphone. Ve le propongo, in segno di speranza. Il Medioriente puo’ essere diverso…
Questa sera, sabato 23 aprile, alle 23,40, su Tg2 Dossier, va in onda il mio documentario intitolato: “Quest’anno a Gerusalemme”: la Gerusalemme ebraica e musulmana nelle storie intrecciate di due dottori dell’Ospedale Hadassa, un modello di coesistenza; la Gerusalemme nascosta dei tempi di Gesu’ visitata con una guida d’eccezione, l’archeologo Dan Bahat; la Gerusalemme multietnica in un tour gastronomico del mercato di Mahne Yehuda; la Gerusalemme ultraortodossa, in un matrimonio celebrato con tutti i crismi.