Per sempre Ground Zero
TV7 del 10/9/2021: Per sempre Ground Zero
Emma Calvi
Mio figlio era un ragazzo molto gioioso, affettuoso. Qualsiasi cosa era: mamma, mamma, mamma. Era sposato, però la sera, quando io tornavo, lui veniva qua, si sedeva in cucina. A lui piaceva il pane, però gli piaceva il pane che compro io, il pane italiano non il pane americano.
La “napoletana” sul fuoco finché l’acqua non bolle, Il caffè versato in tazzine di porcellana, il profumo intenso che inonda la casa. Emma e Mario hanno conservato un forte legame con la loro terra d’origine, anche se sono emigrati negli Stati Uniti negli anni Sessanta.
La casa è tappezzata di foto. Giggino quando aveva dieci anni. Giggino quando si è sposato. Immagini che vorrebbero riempire un vuoto incolmabile.
Emma Calvi
Il ricordo per me, fino a questo momento, è stato un’ossessione, perché non accetto, vedo sempre mio figlio. Io non accetto. Non voglio accettare di non avere più lui. Era un ragazzo veramente molto affezionato a noi, un ragazzo che meritava di vivere. Sarebbe stata meglio la mia morte, non non la sua.
Luigi Calvi – Giggino per tutti – quel giorno, l’11 settembre del 2001, era al centoquattresimo piano nella torre sud del Work Trade Center, la seconda ad essere colpita, la prima a crollare. Lavorava alla Cantor Fitzgerald, una società di servizi finanziari. Non ha avuto scampo. A 34 anni è stato inghiottito nel buco nero del terrore mentre le torri simbolo della prosperità dell’America si sbriciolavano in una enorme nuvola di polvere e amianto.
Emma Calvi
Mia sorella, che abita di fronte, dal momento che io sono entrata dalla porta, lei è corsa dentro. “Emma guarda la televisione, qualcosa è successo a New York”. Guardando la televisione, arriva Mario, appena sente questo … boom … per terra … È stata una tragedia, quella mattina.
Il corpo mutilato di Giggino è stato trovato solo a dicembre, tre mesi dopo l’attentato. A distanza di venti anni, una squadra di medici legali è ancora dedicata alla pietosa opera di identificazione dei resti delle vittime recuperati tra le macerie delle Torri. Nell’ultimo mese, si registrano due successi, frutto dell’evoluzione dei test del DNA. Ma sono 1.100 le vittime, un terzo del totale, di cui non c’è traccia: corpi ridotti in cenere e fumo, come ad Aushwitz.
Giulio Picolli, coordinatore Famiglie delle vittime italo-americane dell’11 settembre
Molti dei genitori non solo hanno perso il loro cari, ma hanno perso anche una parte di loro stessi, la loro mente, il loro tempo si è fermato nel 2001. Vent’anni non sono vent’anni, sono venti minuti, per loro.
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