GeopoliticaIl secolo americano
L'iran costretto al cessate il fuoco

Il secolo americano

Il XXI secolo sarà ancora il secolo americano

Lo ha dimostrato Donald Trump mettendo gli ayatollah all’angolo, disarticolando l’asse dei nemici degli Stati Uniti saldatosi durante la presidenza Biden e restaurando la deterrenza della prima superpotenza del pianeta, senza che la vita di un solo marine sia stata messa a rischio. In questo capolavoro militare e diplomatico, il repubblicano ha avuto un alleato d’eccezione: Israele, guidato dal premier Benjamin Netanyahu, che – per usare le parole del cancelliere tedesco Friedrich Merz – ha fatto “il lavoro sporco per tutti noi”.

Il regime iraniano è stato una minaccia all’ordine mondiale dal 1979, da quando una leadership teocratica e radicale ha preso il potere. Le sue mire espansionistiche hanno allarmato tutti i Paesi della regione, a partire da quelli arabi sunniti del Golfo. Per 45 anni ha foraggiato il terrorismo internazionale, sostenuto l’ascesa di Hamas nella Striscia di Gaza, armato la milizia sciita Hezbollah in Libano – rendendola di gran lunga più potente dell’esercito regolare – e ha aiutato i ribelli Houthi in Yemen fino al punto di essere in grado di minacciare la libertà di navigazione nel Mar Rosso.

Per decenni, l’Iran ha potuto colpire Israele tramite i suoi proxy terroristici senza subirne le conseguenze dirette. Ma l’equazione è cambiata il 7 ottobre. Israele ha reagito con forza, prima decapitando Hamas e distruggendo buona parte della sua infrastruttura terroristica costruita in 16 anni di dominio a Gaza, poi aprendo un secondo e devastante fronte contro Hezbollah, arrivando persino a eliminare il leader storico dell’organizzazione, Hassan Nasrallah. Agli Houthi ci ha pensato prima una coalizione internazionale e poi gli Stati Uniti, bombardandoli ininterrottamente per giorni fino a ottenere un cessate il fuoco.

Ma il vero capolavoro è stato colpire al cuore: gli ayatollah. La testa del serpente. Da Teheran, dal 1979, avevano tessuto la loro trama, inseguendo il sogno di un dominio sciita regionale che l’arma atomica avrebbe probabilmente reso realtà. Una linea rossa per il popolo ebraico. Un Iran dotato di bomba nucleare e che non fa mistero di voler distruggere Israele, avrebbe riproposto lo spettro della “soluzione finale” di hitleriana memoria.

Dal 2003 al 2013 ho seguito il Medio Oriente da Gerusalemme come corrispondente per la RAI. Un’altra RAI, che valorizzava i suoi inviati e li considerava i veri interpreti della realtà sul campo. Che non si sarebbe mai permessa di chiedere a un corrispondente “35 secondi di diretta di cronaca spicciola (sic)”, lasciando a un redattore a Roma il compito di “spiegare”– spesso in modo fantasioso – il senso della notizia . No, in quegli anni – anni di attentati, guerre e svolte epocali – il corrispondente RAI da Gerusalemme era l’interprete autorevole di ciò che accadeva, con reportage, voci dei protagonisti, grandi interviste ai leader, scoop e spaccati di vita quotidiana. L’informazione RAI, che ha sempre avuto nei corrispondenti e negli inviati uno dei suoi tratti distintivi rispetto alle TV commerciali, ne valorizzava la competenza, l’esperienza e l’equilibrio.

Oggi, purtroppo, la situazione si è capovolta. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. In questa circostanza, ad esempio, nei talk show e negli speciali dei TG con poche lodevoli eccezioni si è parlato – a sproposito – dell’ipotesi di un blocco dello Stretto di Hormuz, come se un regime alle corde potesse davvero permettersi un gesto col quale avrebbe messo i chiodi sulla propria bara. Sarebbe bastata una conoscenza diretta della regione, senza i filtri deformanti dell’ideologia, per cogliere, invece, l’astuzia e la portata della mossa di Trump. Inizialmente contrario a un conflitto diretto con l’Iran, il presidente – con il pragmatismo che descrivo nel mio ultimo libro L’Imperatore. Donald Trump e l’alba di una nuova era – ha cambiato strategia dopo aver visto la micidiale precisione con cui Israele ha colpito le installazioni nucleari e eliminato i massimi dirigenti della Repubblica Islamica. Con un solo attacco, di potenza inaudita, ha dato il colpo di grazia alle ambizioni di uno dei regimi più pericolosi che si siano mai affacciati sullo scenario internazionale. Con le super-bombe anti-bunker che hanno distrutto i sogni nucleari dei mullah, Trump ha mostrato al mondo la potenza ineguagliabile degli Stati Uniti

Ora è il tempo della pace. La vittoria – sì, VITTORIA – di Israele e degli Stati Uniti contro l’Iran deve essere seguita rapidamente da un accordo che riporti a casa i 50 ostaggi ancora nelle mani di Hamas, ponga fine a un conflitto, quello nella Striscia di Gaza, che ha causato un numero raccapricciante di vittime e avvii una ricostruzione capace di offrire un futuro ai palestinesi. L’Arabia Saudita è destinata a giocare un ruolo decisivo. E, se sarà in grado di ritrovare una voce comune, anche l’Europa potrà fare la sua parte. Un Israele più sicuro, che getta le basi di una soluzione alla questione palestinese, e l’ingresso dei sauditi negli Accordi di Abramo – la riconciliazione tra Riad e Gerusalemme, tra la capitale dell’Islam e gruella dell’ebraismo – sono elementi che si tengono insieme.

L’impotenza degli altri attori dell’asse anti-occidentale – Russia e Cina in primis – dimostra quanto sia ancora lontano il loro obiettivo di sovvertire l’ordine mondiale fondato sugli Stati Uniti. Mosca, che dopo la Siria di Bashar el-Assad ha perso un altro potente sostenitore, l’Iran, dovrà rapidamente porre fine alla disastrosa guerra in Ucraina. Pechino dovrà concentrarsi sulla propria economia in crisi, accantonando – almeno per ora – il progetto di occupazione militare di Taiwan, isola democratica e di fatto indipendente, che non ha alcuna intenzione di farsi schiacciare dal potente vicino.

Sì, il XXI secolo è destinato a rimanere americano. Un quarto è già passato, e l’assalto cinese è stato respinto.

L'imperatore. Donald Trump e l'alba di una nuova era

Claudio Pagliara, giornalista e autore. Ho scritto "L'imperatore. Donald Trump, l'alba di una nuova era", Edizioni Piemme, 2025 e “La tempesta perfetta. USA e Cina sull’orlo della terza guerra mondiale”, Edizioni Piemme, 2023

Comments (6)

  • Paolo Ferrara Schick

    Eccellente articolo! Pur non essendo assolutamente un ammiratore di Trump, ricordo ed ammiro la competenza e l'obiettivita' del ragionamento

  • Luigi Piccitto

    Caro Claudio sono d’accordo su tutto e mi auguro davvero che gli USA continuino a dominare la scena anche per il secolo in corso. Ma tu sai che la Geo-politica è capace di sorprendici con “ imprevisti” di ogni tipo. Le stesse conclusioni del tuo libro non mi sembrano del resto altrettanto ottimistiche di quest’ultima analisi. Ancora complimenti e se per te non è un problema continua a inviarmi i tuoi scritti. Io non sono molto capace di utilizzare il web Luigi Piccitto

    • Claudio Pagliara

      Caro Luigi, che bello che ci siamo ritorvati. Grazie per il tuo commento. ritrovati. Il rischio che il mio post si riveli troppo ottimistico esiste. Un abbraccio

  • Stella

    Hi Claudio, you are the best!!! 💪🇺🇸🇮🇱

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