CinaCodice, La Cina a due ruote, la rivincita delle biciclette

Codice, La Cina a due ruote, la rivincita delle biciclette

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Testo del reportage andato in onda su Codice, Rai 1, del 25/8/2017:

C’era una volta la Pechino di Michelangelo Antonioni …. un fiume di biciclette che scorre, senza apparente fretta, lungo le strade della capitale di un Paese nel mezzo della rivoluzione culturale. Correva l’anno 1972.

Di lì a poco, tutto cambierà. Quattro decenni di sviluppo hanno portato benessere … e auto di grande cilindrata come status symbol, scimmiottando l’Occidente, con qualche eccesso.Ma da un anno a questa parte, il dragone sta cambiando nuovamente pelle.
Un fiume di biciclette è tornato ad inondare le strade delle metropoli cinesi. Sono biciclette colorate: gialle, arancioni, verdi … ad ogni colore corrisponde una società di bike sharing. Ce ne sono già 12 che si contendono un mercato in rapida espansione. Sembra quasi che la Cina voglia tornare al passato. In realtà sta utilizzando le tecnologie più avanzate per compiere una vera e propria rivoluzione nel sistema dei trasporti.

Hu Mei 
E’ una grande comodità. Le bici si trovano sempre e dappertutto. Puoi usarne una ogni volta che ne hai bisogno

Zhu Yong
Scannerizzi il codice e vai. E poi la parcheggi dove ti pare.

La seconda giovinezza delle due ruote frutto di alta tecnologia, design innovativo e intuizione imprenditoriale. Superato il modello tradizionale di Bike sharing: rastrelliere e stalli in punti limitati. Le nuove bici condivise sono dappertutto e possono essere lasciate ovunque. Dotate di gps, con la duplice funzione di localizzarle e di scoraggiare i ladri, si sbloccano scannerizzando il codice QR stampigliato su ognuna di esse. Il costo del servizio è alla portata di tutte le tasche, l’equivalente in valuta locale di 15 centesimi di euro per mezz’ora.

Lin Hua
E’ un sistema di trasporto comodo, economico e pulito. Aiuta a ridurre l’inquinamento causato dai gas di scarico delle auto e a migliorare la qualità dell’aria.

Il rispetto dell’ambiente è una componente rilevante del successo del nuovo modello di bike sharing. L’app che governa il sistema oltre a misurare lo sforzo compiuto dai ciclisti li informa anche di quanto avrebbero inquinato se avessero scelto un altro sistema di trasporto.

Zhang Xiong
Oggi ho percorso 13,3 chilometri, ho bruciato 748 calorie e ho risparmiato all’ambiente 1,7 chili di CO2,. Sono affaticato ma va bene così.

I numeri parlano da soli. A poco più di un anno dal lancio del servizio, già ci sono sulle strade cinesi venti milioni di biciclette smart. E il loro numero aumenta a vista d’occhio. La più grande delle 12 società che si spartiscono la torta calcola che i suoi utenti hanno già percorso 2,5 miliardi di chilometri: secondo il WWF equivale ad una riduzione di 610 mila tonnellate di gas serra.

Hu Weiwei, fondatrice Mobike .
La Cina è già stata il paradiso delle biciclette: negli anni Settanta e Ottanta il 60 per cento della popolazione si spostava su due ruote. Lo sviluppo economico ha fatto pendere la bilancia verso l’auto, un sistema di trasporto più veloce ed efficiente. Ma poi ci siamo ritrovati imbottigliati in metropoli con una qualità dell’aria sempre peggiore. La gente ha cominciato a riflettere. Perché non usare la bici per le corte distanze, da zero a cinque chilometri?

La competizione infuria in Cina. Con effetti collaterali spiacevoli. Crescono le lamentele per i marciapiedi invasi dalle bici colorate. Nuovi mestieri si affermano, come quello di spostare le bici o di metterle in ordine. Le autorità cittadine individuano spazi raccomandati per il parcheggio. E’ probabile che delle 12 startup spuntate come funghi, solo poche sopravviveranno. La più robusta quest’anno ha gia raccolto un miliardo di dollari. E ora le smart bike cinesi promettono di invadere pacificamente il mondo.

Hu Weiwei, fondatrice Mobike
La bicicletta ha un significato universale. Esercita un fascino particolare in tutto il mondo. La gente ama andare in bici.

Accordi già raggiunti con Singapore, Manchester. E, in Italia con Firenze e Milano.

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Claudio Pagliara, giornalista e autore, racconto gli Stati Uniti al pubblico della RAII. Ho scritto “La tempesta perfetta. USA e Cina sull’orlo della terza guerra mondiale”, Edizioni Piemme

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